E' sempre più la
Juventus di Antonio Conte, ora lo possiamo vedere con i nostri occhi.
Quel leccese che approdò alla Vecchia Signora era, senza alcun
dubbio, l'incognita numero uno della nuova squadra che doveva
rinascere dalle ceneri della scorsa stagione, una scommessa sulla
quale aveva puntato la dirigenza, con Andrea Agnelli in testa.
Conte è riuscito,
soprattutto, a ricostruire ciò che gli allenatori precedenti avevano
dilapidato, ossia il rapporto con i tifosi; certo la sua juventinità
doc l'ha certamente aiutato, ma il popolo bianconero, a volte, non
guarda in faccia a nessuno e se la può prendere anche contro chi, in
passato, ha dato tanto alla causa della Vecchia Signora.
Domenica sera, contro il
Napoli, al momento dei fischi per la sostituzione (meritata) di
Borriello, Antonio si è girato verso la tribuna ed ha invitato tutto
lo stadio a non rovinare una serata che aveva tanti significati
positivi; e gli juventini hanno risposto, trasformando i loro fischi
in applausi, forse, in verità, più per il loro condottiero che per
l'evanescente attaccante.
Insieme a Borriello, solo
un altro ragazzo della “banda di birbanti” juventina è
solitamente preso di mira dalla curva bianconera : Leonardo Bonucci.
Lui è uno dei reduci dell'annata storta, già bersagliato per la
difesa colabrodo dell'ultima stagione, lui è stato,soprattutto, sul
banco degli imputati per aver regalato il vantaggio a San Siro contro
i “duellanti” rossoneri.
Antonio, allora, come un
abile vasaio ha rimodellato, ancora una volta, la sua Juve, oliando i
meccanismi di una difesa, in cui Leo, con Chiellini e Barzagli,
sembrano impersonare i tre moschettieri, tanto sono uniti nel
rintuzzare i “fioretti” delle punte avversarie; e quando Leo,
improvvisatosi centravanti, trova quei centimetri per far passare la
palla alle spalle di De Santis, Antonio salta una volta, due, tre e
ancora più in alto, perchè sa che quella rete ha più di un
significato.
Il “sogno” scudetto,
come lo chiama lui, può continuare ancora, anche se, con la logica e
con la razionalità, il titolo non potrà che essere rossonero.
Ma almeno i sogni
servono, qualche volta, ad allontanare la noia.
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