Chi direbbe che in tempo di crisi, disoccupazione e ristrettezze economiche ci siano aziende che fatichino a trovare personale qualificato per svolgere determinate mansioni? Forse in pochi. E, invece, è proprio così: esistono lavori richiestissimi la cui offerta, paradossalmente, è bassissima.
La Cgia di Mestre (l'Associazione Artigiani e Piccole Imprese) ha stilato un vero e proprio borsino delle professioni più ricercate al tempo della crisi. Cuochi, camerieri, segretarie, addetti alle pulizie e al personale, operai edili, addetti all'accoglienza, alla sanità e al sociale, conduttori di impianti industriali, operai specializzati nell'industria alimentare e nella lavorazione di legno e carta.
Sono questi i mestieri di cui il mercato italiano ha più bisogno. Il segretario della Cgia di Mestre, Sergio Bortolussi, spiega: «Sono professioni legate alle attività che caratterizzano la nostra economia: il turismo, la ristorazione, i settori del made in Italy, la sanità e il sociale. Mestieri non sempre di altissima specializzazione, ma indispensabili per mantenere in piedi i settori che stanno dando un contributo importante alla tenuta economica e occupazionale del nostro Paese».
I dati elaborati dalla Cgia relativi alle previsioni di assunzione delle aziende, rilevate da Unioncamere, riferiscono che le professioni in questione dovrebbero garantire 20mila posti di lavoro in più rispetto a un anno fa. Dunque, se da un lato ci si scontra con i dati forniti dal Ministero del Lavoro, secondo cui sono ormai meno di due su dieci i contratti a tempo indeterminato, e quelli di Bankitalia, secondo cui le retribuzioni sono praticamente ferme da dieci anni (le buste paga, infatti, sono cresciute solo di 29 euro, passando da 1.410 euro al mese nel 2000 a 1.439 nel 2010), è pur vero che sono moltissime le professioni in grado di assicurare un reddito in un momento difficile come questo.
«Oltre al personale di sala, le figure più richieste sono quelle di cuochi, pasticceri e pizzaioli. Un vero boom riguarda il settore del gelato, esportato in Cina dai nostri studenti stranieri», dichiara Cristina Cifierri, Presidente dell'Anpa, Accademia Nazionale delle Professioni Alberghiere. «Servono esperienza, preparazione culturale e linguistica. Non deve essere visto come un lavoro umiliante: permette di far carriera. Un aiuto cuoco, se bravo, diventa chef executive e apre un locale tutto suo», aggiunge la Cifierri. A farne le spese, invece, saranno specialisti in scienze economiche, operai delle industrie, metalmeccanici, facchini, commessi dei negozi, della grande distribuzione e dei grossisti. Per loro 22mila posti di lavoro in meno, una grave perdita dovuta alla concorrenza dei Paesi emergenti in ambito commerciale e al forte calo dei consumi tra le famiglie italiane.
E allora, se combattere la crisi è possibile, perché non cominciare da una scelta più oculata degli istituti scolastici da frequentare, così da garantirsi un più sicuro sbocco occupazionale?
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