I dati Ocse confermano che gli stipendi italiani sono penosi. Martedì l’Istat aveva calcolato che la distanza tra la crescita (residuale) delle retribuzioni e quella (sostenuta) dei prezzi non era così ampia dai primi anni 80.
Ieri l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha reso noti i risultati delle ultime ricerche. L’Italia resta decisamente in basso nella classifica delle buste paga: fanno peggio di noi solo Spagna e Grecia e non è un paragone di quelli che rincuorano.
Secondo il rapporto annuale “Taxing wages 2011” lo stipendio medio netto di un lavoratore italiano, l’anno scorso si è fermato a quota 25.160 dollari: siamo il ventitreesimo dei 43 Paesi Ocse.
In mezzo ai Pigs, e non è il caso di tentare il paragone con i tre colleghi europei iscritti al G8: in Francia la media segna 29.798 dollari, in Germania 33.019 e in Gran Bretagna 38.952.
Sul risultato influisce, non poco, il peso del Fisco. Sempre scorrendo le cifre fornite dall’Ocse, si apprende infatti che il cuneo fiscale nel 2011 - per un single senza figli a carico con un salario in linea con la media è stato del 47,6% -, lo 0,7% più del 2010. In questo caso siamo eccome - al di sopra della media
Ocse (35,3%) Ue a 21 (41,5%), e ci piazziamo al sesto posto nel ranking dell’organizzazione.Ancora una magra consolazione: siamo scesi di un posto rispetto all’anno scorso grazie al sorpasso dell’Ungheria.
Per alcune categorie, però, la pressione fiscale nel 2011 è stata ancora più alta: i single con un salario elevato, e le coppie con uno o due salari e figli a carico sono arrivate, rispettivamente al 53%, e tra il 38,6%e il 43,1%.
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