James
Lovelock, la bellezza di 93 primavere sulle spalle, è uno scienziato
inglese famoso in tutto il mondo per aver elaborato la “teoria di
Gaia” , secondo la quale la Terra è vista come un organismo unico
in crescita e con una propria legge di sopravvivenza.
Sei
anni fa, nel 2006, Lovelock venne alla ribalta della cronaca
internazionale, per aver annunciato scenari apocalittici, annunciando
la prossima fine del nostro pianeta; era certo che miliardi di
persone in tutto il mondo sarebbero morte e che le ultime persone che
sarebbero sopravvissute, si sarebbero rifugiate nell'Artico, l'unico
punto in cui il clima sarebbe stato tollerabile dalla razza umana.
Sul
tema, Lovelock scrisse anche un libro intitolato, per l'appunto, “La
vendetta di Gaia”, dove veniva affermato che ormai si era fatto
troppo tardi per fermare il surriscaldamento della Terra; i seguaci
delle sue teorie “catastrofistiche” alimentarono i loro timori
creando un clima di terrore.
Ora,
a distanza di 6 anni, lo scienziato inglese fa più di un passo
indietro, ammettendo pubblicamente il suo errore e scusandosi per
essere stato troppo allarmista. Ora come ora, afferma Lovelock,
stiamo vivendo un periodo climatico estremamente incerto; il
surriscaldamento profetizzato ha subito un notevole rallentamento
dall'inizio del millennio, la temperatura media della Terra è
rimasta sostanzialmente costante, mentre ci si aspettava che
continuasse a salire in maniera preoccupante.
Nonostante
questo, la situazione non è certo delle più rosee : il livello di
CO2 (Anidride carbonica), nell'aria, è in aumento, con impennate
improvvise di notevole entità, anche se non finisce, per il momento,
per non influire particolarmente sulla temperatura.
Lovelock,
comunque, smentisce che il riscaldamento globale potrà essere
evitato dal nostro pianeta: soltanto che avverrà più tardi rispetto
alle previsioni formulate dagli scienziati che si occupano di
climatologia, anche perchè il tutto è confermato da ciò che stiamo
assistendo in diverse parti del globo, dove fenomeni atmosferici del
tutto eccezionali o molto rari, causano calamità di ogni genere.
L'importante,
afferma Lovelock, è che ogni essere umano non dimentichi che il
nostro pianeta, comunque, si trova in pericolo e che l'allarme
lanciato dagli ambientalisti di tutto il mondo non è assolutamente
“eccessivo catastrofismo”, ma solo un monito a guardare in faccia
alla realtà senza nascondersi dietro un filo d'erba.
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