Si può dire che, ormai,
Valentino Rossi è un “separato in casa” con la sua scuderia, la
Ducati ; il pluricampione del mondo è un romagnolo purosangue, certe
cose non le può tenere per sé, forse anche perchè urlandolo ai
quattro venti, spera che il vento possa ancora cambiare.
La trama del film di
quest'anno inizia esattamente da dove eravamo rimasti : il decimo
posto del Qatar ha, infatti, il gusto di un “replay” dei gran
premi della stagione passata, quasi come se i mesi invernali non
fossero neppure passati.
Se poi, aggiungiamo, che
un combattente estroso come Valentino, amante delle sfide più
impossibili, si mette ad esternare frasi del tipo : “E' inutile,
non ce la faccio a guidarla”, vuol dire che siamo arrivati proprio
alla frutta.
Non è stato un bel
periodo per il nove volte campione del mondo : la tragedia di Marco
“Sic” Simoncelli lo ha segnato profondamente dal punto di vista
umano, le pazzie spericolate di quel folle ragazzino che esordì in
125 nell'ormai lontano 1996, sono un ricordo, un bel ricordo ma che
appartiene al passato.
Valentino, a quasi 33
anni, è cambiato, indubbiamente maturato e forse anche un po'
appagato da questi 16 anni trascorsi sulle piste di tutto il mondo :
la Ducati, forse, non gli avrà dato davvero una moto competitiva, ma
possiamo scommettere che, una volta, Rossi avrebbe affrontato questa
situazione in maniera molto più reattiva, avrebbe cercato di domare
il suo bolide come se cavalcasse una puledra selvatica.
Non vogliamo pensare che
per Vale questo possa essere l'imbocco del viale del tramonto, per
chi ha vissuto la gioia delle sue innumerevoli vittorie non lo può
pensare; vogliamo piuttosto immaginare che il suo addio alle corse
sarà ancora festeggiato con l'impennata a tutto gas e la bandiera
sventolante con su scritto “46 – The Doctor”.
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